Il metodo

I CLUB

 

I Club sono parte della comunità in cui operano.

Il Club è una comunità multifamigliare in cui vi sono persone e famiglie differenti per sesso, età, educazione, professione, per i comportamenti verso il bere, per gli stili di vita.

Ciò che accomuna queste famiglie e persone sono i problemi legati al consumo di alcol anche combinato con l’uso delle altre sostanze definite “droghe”.

È quanto più possibile legato alla comunità locale nella quale le famiglie che lo compongono vivono, lavorano, crescono.

Si propone come risorsa per il cambiamento dello stile di vita delle famiglie che ne fanno parte e della cultura sanitaria della comunità locale.

 

Il Club non è un luogo di terapia

perché si basa sul concetto che l’uso di sostanze psicoattive non è una malattia ma un tipo di comportamento.

Chi “va” al Club dunque non è un malato di …”sostanze”, come non lo è la sua famiglia.

Va da sé che al Club non si trova la “guarigione”, né, tantomeno, il “guaritore”.

Chi fa parte del Club ha uno scopo: cambiare il proprio stile di vita complessivo chiudendo con il consumo di sostanze considerate droghe.

 

Cosa succede al Club:

Le persone parlano di sé in una comunità che:

Rispetta, ascolta, comprende, aiuta, stimola, incoraggia, ferma

in altre parole:

Si fa carico di ognuno.

Non accetta come utile alla sua crescita quel modo corrente di pensare che si esprime con frasi come:

“È un problema tuo”

“Non sono affari miei/tuoi”

 

Utile/Inutile:

Il Club funziona bene, cioè è utile alle persone che lo compongono, quando ognuno si sente impegnato a portare qualcosa di suo:

Problemi

Sofferenze

Gioie

Progressi

Ricadute

Sentimenti

Progetti

e lo offre alla comunità che, in questo modo, ha la possibilità di crescere e cambiare.

Il Club non funziona bene, cioè non è utile alle persone, quando lo si pensa come un luogo da cui si prende e basta.

 

Come Lavora

Organizzazione:

Sede e orario: fissi.

Cadenza: settimanale.

Durata: 1 ora e mezza.

Verbale: ogni incontro.

 

Metodo:

Lettura del verbale.

Ogni persona, in ogni incontro ha la possibilità reale di parlare.

Ogni persona comunica liberamente.

Di norma si “contano” i giorni di non uso di sostanze.

 

Chi fa parte del Club:

Le famiglie con problemi alcolcorrelati e complessi.

Chi accetta/sceglie di “camminare insieme” a persone sole con problemi alcolcorrelati e complessi: la famiglia sostitutiva.

Un servitore-insegnante.

 

Ognuno un compito:

Nel club ogni persona, ogni famiglia deve svolgere una funzione. Di norma le funzioni sempre presenti sono:

Presidente

Segretario

Economo

Conduttore della serata

Verbalista

Incarichi per attività del Club

Gli incarichi hanno durata di diverso tipo, alcuni sono settimanali. Per gli incarichi che durano più a lungo, si effettuano le votazioni.

 

Quanto tempo

Il percorso che si inizia nel Club è un percorso di crescita e di cambiamento della qualità della vita.

È possibile stabilire quando tale percorso inizia.

Naturalmente nessuno può dire quando è concluso.

La crescita ed il cambiamento continuano per tutta la vita delle famiglie e delle persone.

Per questo non si può dire quanto tempo si rimane al Club.

Fino ai fiori !!!

 

Perché occuparsi del fumare?

L’approccio del Club è “drug free”, secondo l’O.M.S. il tabacco contiene una droga: la nicotina. In moltissime famiglie in cui si consuma alcol si consuma anche tabacco e ciò vale anche per le singole persone. Il consumo congiunto di alcol e tabacco moltiplica i rischi di problemi sia fisici che di relazione.

Le famiglie e le persone che nel Club iniziano un cammino verso uno stile di vita più sano, si confrontano necessariamente anche con l’uso di tabacco. L’esperienza ha dimostrato che molte persone e famiglie dei Club desiderano cambiare anche rispetto al consumo di tabacco.

 

APPROCCIO FAMILIARE

 

L’approccio familiare è consigliabile in presenza di problemi alcolcorrelati. L’obiettivo è quello di riportare un minimo di tranquillità nella famiglia, e permettere così di prendere le decisioni giuste. Una volta che si riesce a far scattare il meccanismo automatico di protezione, l’approccio familiare ha esaurito il suo compito. Per approccio familiare si intende il coinvolgimento non solo dell’alcolista”, ma di tutto il sistema familiare, che è in una situazione di disagio. In quest’ottica, tutti membri della famiglia devono modificare il loro stile di vita, devono crescere e maturare.

 

Come sappiamo non si tratta di un particolare processo terapeutico, ma dell’insieme delle comunicazioni e delle interazioni che avvengono nella comunità multifamiliare che, non dimentichiamolo, è fortemente radicata nella comunità locale.

L’approccio familiare, come tutto il lavoro del Club, si basa sul noto principio del “qui e ora”, e richiede la formazione e l’aggiornamento permanente del servitore-insegnante del Club.

 

APPROCCIO ECOLOGICO-SOCIALE

 

La salute dipende dalla cultura sanitaria e generale, dalla spiritualità antropologica nella comunità. Tutto questo si riflette anche nella terminologia che viene spesso cambiata e adattata ai risultati delle ricerche e dell’esperienza (Adès J.”1987 – Hillemand B., e col.1987 e 1991 – Gaillard A. 1994).

Noi abbiamo sviluppato il concetto ecologico sociale per il controllo dei problemi alcolcorrelati e complessi. lo stesso tipo di lavoro può essere applicato, con minime modifiche, per tutte le altre sofferenze comportamentali e varie loro combinazioni.

Il concetto ecologico sociale si basa sul lavoro dei Club, le comunità multifamiliari autonome, di non più di 12 famiglie inserite, osservando la famiglia e la persona e non il paziente e la sua patologia. Il problema alcolcorrelato e complesso viene visto come uno stile di vita, un comportamento multifattoriale, psico-fisico-sociale, oggi si potrebbe aggiungere anche antropospirituale, in contrasto con la psichiatria che cerca di vederlo esclusivamente in una spiegazione biologica e psicopatologica.

In questo scritto non si parlerà delle lesioni somatiche che possono essere concomitanti ai problemi alcolcorrelati causalmente o casualmente; anche se va ribadito che non si può ottenere un risultato soddisfacente se non viene risolto il legame con il bere, qualunque sia la terapia medica usata.

Parlando del trattamento, qualche volta si parla di terapia e riabilitazione, in psichiatria e in alcologia. Molte volte si sottintende che esse dovrebbero portare l’individuo o la famiglia nella società, e assicurare loro qualità comportamentali accettabili, tali da poter funzionare nella comunità. Qualche volta questo processo viene chiamato riabilitazione sociale. Questa opinione richiede qualche chiarimento. L’alcolista non si trova mai fuori dalla società e non c’è bisogno di riportarlo nella comunità, ma di cambiare la cultura sanitaria della società, per assicurare a tutti una qualità migliore della vita. Si tratta del cambiamento del comportamento non solo dell’alcolista e della sua famiglia, ma della comunità che consente a tutti crescita e maturazione senza essere forzati in alienazione o emarginazione.

Anche il sistema ecologico-sociale coi Club degli Alcolisti in Trattamento ed altri programmi per i problemi alcolcorrelati e complessi si interessa ultimamente sempre più di questo legame fra la psichiatria e l’alcologia, come si vede dai programmi dei corsi di sensibilizzazione e dai corsi monotematici o intermedi.

Parlando dei disturbi psichici che si manifestano in persone che soffrono per problemi alcolcorrelati si potrebbe parlare, come già detto, di alcologia psichiatrica e di psichiatria alcologica. La prima si occupa e cerca di trattare i sintomi psichici degli alcolisti che molte volte hanno una specifica combinazione mentre l’altra studia le sindromi psichiatriche riscontrate nelle persone con un problema alcolcorrelato che possono essere causalmente o casualmente legate all’alcolismo o ad un altro problema alcolcorrelato.

Già dai dati epidemiologici generali ci si aspetta per l’incidenza e la prevalenza dei problemi una loro combinazione casuale. L’alcolismo è al terzo posto per la morbilità, con una mortalità molto alta. Negli Stati Uniti un abitante su sette è alcolista o bevitore problematico, uno su venti ha un problema drogacorrelato (Robins L.N. e col. 1984).

Poiché l’incidenza e la prevalenza dei problemi alcolcorrelati sono in diretta relazione con il consumo medio pro capite degli alcolici, ci sono da aspettarsi incidenza e prevalenza maggiori nei paesi, come i mediterranei, con consumi più elevati. In base ai dati esposti si può concludere che la combinazione dei problemi alcolcorrelati con i problemi psichici evidenzia nessi di casualità assai importanti e sicuramente più certi di quelli di causalità.

Nel lavoro pratico non si può parlare di un problema alcolcorrelato isolato, e di fatto ci si trova sempre di fronte a problematiche complesse in cui i problemi riguardano varie dimensioni umane. Parecchi mesi fa ho moderato, nell’ambito del Congresso di spiritualità antropologica ed ecologia sociale, una tavola rotonda sui legami fra spiritualità antropologica e psichiatria e sono emersi molti dilemmi.

È chiaro che l’uso delle sostanze, incluso l’alcol, produce sintomi psichici senza necessariamente una psicopatologia caratteristica delle malattie psichiatriche. Questo fatto spesso ignorato dal personale medico, provoca molte difficoltà di diagnosi quando si tratta di problemi complessi in cui il problema alcolcorrelato viene complicato da disturbi psichici, difficilmente diagnosticabile correttamente, secondo i criteri psichiatrici classici.