LA NAZIONE
Viareggio
L’Acat vara una serie di iniziative per migliorare lo stile di vita
”NOI SIAMO la punta dell’iceberg: l’alcolismo è più diffuso di quel che si possa pensare. E
quando penetra all’interno di una famiglia, non è facile… scacciarlo: per combatterlo ci siamo anche noi ma è fondamentale che ci sia da parte dei soggetti coinvolti una forza di volontà per
allontanare questa “brutta bestia”. Bastano questi pochi concetti presentati da Bruno Vangelisti, presidente Acat Versilia – l’associazione dei club
alcologico territoriali – per focalizzare un problema che spesso viene vissuto sottotraccia: un conto è la sbornia giovanile di fine settimana, un conto è l’abuso giornaliero di alcool che può
essere invalidante anche nel mondo del lavoro oltre che innescare una miccia a fuoco lento all’interno dei nuclei familiari. Purtroppo il numero degli
alcolisti è in continua crescita. Non solo: l’età media delle persone – uomini e donne – che hanno un approccio sbagliato alla bottiglia – continua ad abbassarsi, ci sono molti minorenni che
viaggiano fra la sbronzetta fra amici e la dipendenza. Insomma un problema grosso. Ecco perché l’Arcat si è battuta a lungo, incessantemente, nella campagna “Io non la bevo” sia in occasione
del fine settimana estivi che durante il Carnevale, per le feste nelle quali l’alcool diventa il protagonista numero uno. “Il quadro che abbiamo costantemente
sotto i nostri occhi – sottolineano i volontari dell’Acat – è molto preoccupante”. Una preoccupazione diffusa e crescente in tutta la Versilia, che l’Acat monitorizza praticamente ogni giorno con
il suo telefono di servizio punto di riferimento per tutti coloro che hanno un problema legato al consumo dell’alcool e più i generale la dipendenza da sostanze psicotrope.
”NOI LAVORIAMO sulla famiglia – ha spiegato il presidente Bruno Vangelisti – per riuscire a vincere la battaglia dell’alcolismo: il singolo deve essere aiutato all’interno del proprio
habitat naturale con tutta la sensibilità possibile. Per noi l’alcolismo è una malattia dello stile di vita quotidiano che non può essere in nessun caso minimizzata. Uno stile di vita non
corretto con ripercussioni che a prima vista possono sfuggire ma a lungo andare diventano invalidanti. E in qualche caso è dir poco”. I club sono piccole comunità
multifamiliari con problemi legati non solo all’alcool, ma anche all’uso di sostanze illegali, psicofarmaci. Non solo: soggetti con problemi psichiatrici o
legati al gioco d’azzardo, con dipendenze dalle slot machine. Situazioni davvero di grande disagio che mettono a dura prova il quotidiano delle famiglie. Ma le riunioni di autostima che ogni
settimana vengono organizzate nei sei club versiliesi dell’Acat, i volontari cercano di dare una risposta – psicologica – ai “pazienti”. “Le medicine che vengono proposte dal nostro club –
aggiunge Bruno Vangelisti – per il cambiamento dello stile di vita sono l’ascolto, la condivisione, la solidarietà, la giustizia sociale, il rispetto delle diversità, la crescita dell’amicizia”.
Insomma un coinvolgimento emozionale del “paziente alcologico” che passo dopo passo riesce ad avere dei piccoli miglioramenti. “Quando sappiamo che una persona migliora il suo rapporto con
all’interno della famiglia e diventa sempre meno dipendente dalla famiglia, è un successo del quale andiamo orgogliosi” puntualizza ancora Bruno Vangelisti. Insomma per l’Acat, la famiglia è il
“punto chiave dove si può iniziare la battaglia vincente contro gli abusi dell’alcool”.
MA COME SI SVOLGONO questi incontri terapeutici? In pratica, hanno una durata di non meno di un’ora e mezzo. Non c’è nessuno che dirige ma è presente un
volontario che facilità la comunicazione fra tutti i componenti dei club, i quali assumono a rotazione i compiti di servizio necessari al buon funzionamento
del club. Ma poi la vera battaglia da vincere sarà quella del singolo di fronte alla bottiglia: la forza di volontà, con l’aiuto della famiglia, può contribuire a vincere la battaglia. Per la
vita e per la salute.