FERMIAMO LA PROMOZIONE DEL VINO NELLE SCUOLE!

Nessuna associazione di tabaccai si sognerebbe oggi di entrare nelle scuole per insegnare a fumare in modo “consapevole”, col pretesto di contrastare il tabagismo. Se mai accadesse, anche il genitore più accanito fumatore prenderebbe a bastonate “docenti” mistificatori e interessati.

Non c’è sostanziale differenza tra fumare e assumere bevande alcoliche, in modo particolare per i giovani. Entrambe le sostanze introdotte con tali comportamenti, nicotina e alcol etilico, sono tossiche per l’organismo, cancerogene, creano dipendenza, e l’alcol è, in più, particolarmente nocivo per il cervello fino ai 25 anni di età.
Eppure la proposta di entrare nelle scuole – partendo da Brescia e poi nel resto d’Italia - a promuovere “corsi di bere consapevole”, presentata da una lunga fila di Associazioni legate al mondo del vino, capitanate dall’imprenditrice Pia Donata Berlucchi, della nota casa vinicola, ottiene stranamente reazioni opposte. Addirittura l’entusiasmo, come da sua dichiarazione testuale, del Dirigente Reggente dell’Ufficio Scolastico Regionale della Lombardia Mario Maviglia. 
L’alcol etilico contenuto nel vino è, secondo l’OMS, la prima causa di morte per i giovani europei tra i 15 e i 29 anni. Tale sostanza aumenta il rischio di contrarre almeno una dozzina di tumori, e compare nella Tabella 1 dello IARC dei cancerogeni più pericolosi, la stessa in cui è stata recentemente iscritta la carne rossa processata. Non esiste una soglia di consumo sicuro, vale a dire che anche un solo bicchiere di vino al giorno incide già sul rischio (+ 15 per cento per il tumore al seno, per fare un esempio).
Allo stesso modo, anche piccole quantità di bevanda alcolica possono compromettere la gravidanza, con danni permanenti per il nascituro.
Ricordiamo anche l’incidenza delle bevande alcoliche sulle violenze sessuali, e sulle gravidanze indesiderate, in giovani e giovanissime donne.
La legge italiana vieta la somministrazione di vino, birra e altri alcolici ai minori, e anche la pubblicità, diretta o indiretta, nei luoghi frequentati prevalentemente dai ragazzi, come le scuole (Art. 13, comma 3, legge 125/2001).
Casomai, nella scuola, un’eventuale lezione sul vino andrebbe affidata all’oncologo, all’epatologo, al neuropsichiatra, all’esperto di tossicodipendenze, al consulente familiare, al comandante della polizia stradale…, non certo a produttori di vino, portatori di interessi commerciali, in conflitto con quelli educativi.
Di nostro, pur senza l’enfasi e l’entusiasmo della signora Berlucchi, proporremmo agli studenti un argomento di pubblica utilità, in vista delle prossime festività: Abbracci anziché brindisi.
Un modo diverso e rivoluzionario per scambiarsi gli auguri, evitando i rischi del bicchiere, e riscoprendo il valore del contatto tra persone.
Senza controindicazioni, e senza discriminazioni di età, sia per i ragazzini che per gli adulti.
Enrico Baraldi e Alessandro Sbarbada
Autori di “Vino e bufale”, La casta del vino”, “Vinosauro”

firmate QUI

 

COMMENTO PROF. SCAFATO 

La prevenzione, la sensibilizzazione, la promozione della salute sono prerogativa di professionalità sanitaria , dichiara l'OMS, sempre separate e distanti da qualunque interesse commerciale ed in particolare quando si tratta di minori che non hanno le capacità critiche dell'adulto di poter discernere ciò che è vero da ciò che non lo è e ripongono legittime attese e fiducia nell'adulto di riferimento. Come genitore diffiderei qualunque dirigente scolastico e/o istituzione a far entrare nelle scuole personale o professionalità non coerenti con il messaggio da porgere ai fini di favorire scelte informate che l'alcol, vino incluso, è una sostanza tossica, cancerogena, psicoattiva e induttrice di dipendenza, causa di oltre 220 malattie e 14 tipi di cancro, prima causa di morte, disabilità e morbilità per i giovani tra i 12 e i 29 anni in Italia, in Europa e nel mondo. Non è appropriato, anzi probabilmente anche perseguibile, qualunque messaggio "salutistico" che la stessa Alta Corte di Giustizia europea ha vietato con sentenza del settembre 2015 in cui ai produttori di vino parte in causa ha esplicitamente sancito che non si possono vantare proprietà salutistiche dell'alcol . La legge 125/2001 vieta esplicitamente qualunque forma di comunicazione pubblicitaria e comunque messaggi che sostengano proprietà terapeutiche dell'alcol che non siano state approvate dal Ministero della Salute. Relativamente al messaggio centrale da proporre ai giovani, ai genitori, agli adulti competenti è sicuramente da privilegiare la dimensione del rispetto della legalità sottolineando che è illegale / criminale vendere i somministrare qualunque tipo di bevanda alcolica ai minori anni 18 che le linee guida nazionali sul consumo scoraggiano dal consumo di qualunque quantità o tipo di bevanda alcolica a causa dell'incapacità di metabolizzare l'alcol. Prioritario acquisire le evidenze scientifiche che dimostrano la vulnerabilità cerebrale all'alcol sino 25 anni con danno allo sviluppo cognitivo e razionale indotto dall'uso della sostanza con conseguenze irreversibili sull'orientamento e la memoria motivi più che validi per sollecitare di non abilitare al consumo di alcol anche in famiglia sino ai 25 anni di età per favorire i fattori di protezione che possono evitare il danno. L'Action Plan sul bere dei giovani e sul binge drinking, in atto sono al 2016, indica numerose azioni in tal senso condivise da tutti gli Stati Membri: in nessuna Nazione europea si insegna il bere consapevole anche in funzioni delle azioni legali che potrebbero ingenerarsi nei confronti di chi le propone a fronte di danni o rischi anche fraintesi dai minori per i quali qualunque ambiguità è da contrastare: l'alcol non è per i minori, l'alcol nuoce a salute e sicurezza individuale e collettiva. Chi sceglie di consumare deve essere informato sulle conseguenze negative di un abitudine evitabile se si vuole fare prevenzione.

Emanuele Scafato - Roma

(*) Direttore Reparto Salute della Popolazione e suoi Determinanti, Direttore Centro OMS per la Ricerca e la Promozione della Salute sull'Alcol; Direttore Osservatorio Nazionale ALCOL - CNESPS Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute. Presidente SIA, Società Italiana di Alcologia, Vice Presidente EUFAS, Federazione Europea delle Società Scientifiche sulle Dipendenze; Executive Board Advisor e Tesoriere dell’European Society on Cardiovascular Prevention. Professore in Epidemiologia e Statistica all’ Università degli Studi di Firenze, responsabile scientifico Alcohol Prevention Day (Istituto Superiore di Sanità e Ministero della Salute).


Chi guida ubriaco è un pericolo pubblico

L'esperto del Sert: "Con un tasso alcolemico di 1,5 ci sono 380 probabilità in più di andare a sbattere". L'investitore di Mila aveva 1,65. Gli incidenti aumentano d'estate e nel weekend

di Ilaria Bonuccelli

«Una persona con una concentrazione di alcol nel sangue superiore a 1,5 grammi per litro ha 380 probabilità più degli altri automobilisti di andare a sbattere». Figurarsi se il tasso alcolemico è di 1,65. Cita le statistiche, Guido Intaschi. Se non avesse a supporto i numeri, il responsabile del Sert dell’Asl 12 Versilia, potrebbe avvalersi dell’esperienza più che ventennale sul campo.

La Versilia, è la zona più a rischio per gli incidenti stradali, in particolare quelli gravi. E con Livorno e Firenze è la zona con il maggior numero di incidenti stradali causati da guidatori (maschi) con tasso alcolemico alterato, secondo l’ultimo studio della Regione Toscana aggiornato al 2011. Negli ultimi anni, le percentuali sono cambiate, ma non il fenomeno. Né la geografia. Infatti, gli incidenti stradali in Toscana restano sempre concentrati nel weekend e in estate, quindi nei luoghi di vacanza e di concentrazione di locali.

«Di sicuro - prosegue Intaschi - la media toscana non è superiore a quella nazionale. Anche l’Ars, l’Agenzia regionale della Sanità rileva come in Toscana il fenomeno del “binge drinking”, del bere per sballarsi, abbia attecchito meno che nel resto del Paese e nel resto dell’Europa. Questo si deve alla tradizione del bere “bene”. Il fatto che i giovani vengano educati a gustare il vino sembra che li tenga lontani dallo sballo. Che abbia funzionato da freno».

Tuttavia - insiste Intaschi - questo non significa che «quando uno beve si possa mettere alla guida». In questo concorda con Valentino Patussi, responsabile del Centro Alcologico della Regione: «Quando una persona assume alcol, non deve guidare». La ragione è semplice: «Già con un tasso minimo di 0,2 si ha una capacità critica ridotta; con un tasso alcolemico dello 0,5 - che è ancora nei limiti di legge (è il massimo consentito) - si hanno disturbi del campo visivo. Sopra questa soglia, si accusano problemi alla coordinazione motoria, fondamentale per la guida».

La colpa di questi comportamenti scorretti, però - sottolinea Patussi - non può essere addossata solo ai giovani. «Buona parte della responsabilità è degli adulti. Dei titolari di locali che vendono alcolici ai minori che guidano i motorini, nonostante i divieti. Nessuno controlla i loro documenti e poi si giustificano con il fatto che sono stati ingannati. Un po’ come i tabaccai che vendono le sigarette ai minorenni». E la conseguenza - aggiunge Intaschi - oltre agli incidenti sono i «comportamenti aggressivi: contro se stessi, con episodi estremi, fino al suicidio, e contro gli altri, fino alle risse e alle aggressioni anche delle forze dell’ordine, quando vengono portati in pronto soccorso».

Ma come prevenire? Con campagne e controlli. Ma i soldi scarseggiano. Anche quest’anno in Versilia la prevenzione con l’etilometro e i simulatori di guida è ridotta al minimo. E i monitoraggi in Toscana sono quasi azzerati. «Eppure - conclude Patussi - in base alla legge quadro sull’alcol, lo Stato dovrebbe garantire almeno 50mila euro l’anno a Regione per monitorare il fenomeno. Invece alla Toscana credo che siano toccati meno di 10mila euro. Nulla».


Quelli che..il calcio ...all'alcol 2a edizione

Partita di calcio per sensibilizzare sui problemi acol-correlati, tra Amministratori Pubblici Toscani, volontari ACAT, giornalisti e personaggi dello spettacolo.

A seguire gara di aperitivi analcolici tra studenti dell'Istituto Alberghiero di Seravezza, con rinfresco.

Ingresso libero

Partecipiamo numerosi ad una giornata di sport, divertimento con finalità di informazioni su un problema molto importante ai giorni nostri, l'uso di alcol che spesso oltre che alla propria salute, provoca anche danni agli altri.

Conosciamo di più, per meglio scegliere per la nostra e altrui salute



Alcol e guida ? NO! io scelgo la VITA

L' ACAT Versilia insieme al ROTARACT Club Viareggio Versilia, e in collaborazione al Comune di Seravezza, SERT Viareggio ASL12, Forum Prefettura di Lucca, Consulta del Volontariato di Seravezza, Fondazione Terre Medicee,Comitato Non La Bevo, Seravezza Calcio, Ass. Gabriele Borgogni onlus, Ass. Lorenzo Guarnieri, Unicoop Tirreno sez.soci Versilia e Centro Fisioterapico Apuano, 

promuovono un progetto di sensibilizzazione rivolto a studenti dell'Istituto Comprensivo e dell'Istituto Alberghiero di Seravezza, sulla sicurezza stradale e uso di alcol alla guida.

Sono invitati anche i genitori, parenti e amici.

Terzo evento conclusivo si svolgerà invece una partita di calcio per sensibilizzare sui problemi alcol-correlati, sia Amministratori Pubblici, volontari di altre Associazioni, giornalisti e personaggi dello spettacolo. La giornata proseguirà con una gara di aperitivi Analcolici, rivolta a studenti dell'Istituto Alberghiero, per promuovere alternative sane soprattutto ai più giovani e non, e anche uno stimolo agli operatori del settore.






Premio Nazionale AICAT 2014 sulle Buone prassi del Fare Insieme

Anche quest'anno la Toscana ha avuto 3 riconoscimenti per il premio sulle "Buone prassi del Fare Insieme", al recente Congresso Nazionale AICAT  di Iesolo 5 Ottobre 2014

 - Premio all' ARCAT Toscana per la partita "Quelli del il calcio..all'alcol"

 - Premio all' Acat Versilia per il progetto "Bevi sano e con gusto, bevi analcolico 2014"

 - Premio al Comune di Seravezza per il progetto "Bevi sano e con gusto, bevi analcolico 2014" e per il suo impegno sul tema di sensibilizzazione e prevenzione.